La bioeconomia rappresenta un modello di crescita territoriale sostenibile e resiliente che garantisce il recupero di prodotti ad alto valore aggiunto da risorse biologiche rinnovabili, come lo scarto provenienti dall’attività di pesca. Il progetto è finalizzato all’utilizzo di scarti di pesca come substrato principale per l’estrazione di vitamina D3 per la produzione o l’arricchimento di nutraceutici. Le due più importanti forme nella quale la vitamina D si può̀ trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo, di provenienza vegetale) e la vitamina D3 (colecalciferolo, derivante dal colesterolo e sintetizzato negli organismi animali). Gli scarti ittici potrebbero costituire materie prime ideali per la formulazione di nutraceutici di vitamina D in modo sostenibile, considerando l’importanza della vitamina D nella dieta e l’elevata carenza nella popolazione umana (40% in Europa). Lo scarto ittico comprende i tessuti di organismi marini non adatti al consumo umano (ossa, visceri, teste, pelle, code, etc.) ed esemplari di specie commerciali al di sotto della taglia minima stabilita dalle normative per garantire la conservazione delle risorse marine (Minimum Conservation Reference Size, MCRS). Tecniche come l’estrazione assistita a microonde (MAE) e ad ultrasuoni (UAE) saranno i metodi messi a punto per ottenere la vitamina D dagli scarti ittici, mentre trattamenti biotecnologici con enzimi proteolitici e lipasi utilizzati per avere migliori rese di vitamina D.