Ridurre la perdita di biodiversità del 30% e recuperare per almeno il 15% gli equilibri ecosistemici mediante azioni di ripristino ecologico degli habitat entro il 2030. Questi sono solo alcuni degli obiettivi del National Biodiversity Future Centre, un progetto coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che coinvolge 48 enti e università partner, per un totale di oltre 1300 ricercatori e qualche centinaio di neoassunti. L’ambizioso progetto prevede un finanziamento di oltre 320 milioni di euro per i primi tre anni (2023-2025), stanziati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La proposta mira a mettere in campo la più poderosa iniziativa di ricerca e innovazione sulla biodiversità mai tentata in Italia, e si fonda su una sinergia tra Università, enti di ricerca, fondazioni e imprese.
Il Centro sarà strutturato secondo l’impostazione Hub&Spoke, con un punto centrale in Sicilia, presso l’Università degli Studi di Palermo, e otto nodi distribuiti su tutto il territorio nazionale. “L’atto formale di costituzione del Centro è un passo decisivo – commenta Maria Chiara Carrozza, presidente Cnr – conquistato grazie al grande lavoro di tutti i partner coinvolti e delle alte professionalità messe in campo. Il Centro potrà rappresentare, negli anni a venire, un punto di riferimento per la comunità globale, chiamata a reagire ed agire di fronte alle imponenti sfide imposte dal cambiamento climatico. Quello cui puntiamo è un obiettivo ambizioso e altamente significativo per il comparto della ricerca, con ricadute positive sul ruolo del nostro Paese sulla scena internazionale e sulle azioni di rilancio dell’economia nazionale”. La biodiversità, spiegano gli esperti, svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del Pianeta e la conseguente fornitura di beni e servizi, con un impatto diretto sul benessere della collettività e del singolo. Emerge pertanto la necessità di agire sui diversi livelli di organizzazione biologica che comprendono i processi, le funzioni e le interazioni essenziali tra gli organismi e il loro ambiente.
Il NBFC nasce con la finalità di aggregare la ricerca scientifica nazionale di eccellenza e le moderne tecnologie per supportare interventi operativi volti a monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani della Penisola. Scopo del Centro sarà inoltre quello di fornire strumenti innovativi ed efficaci ai decisori politici per contrastare l’erosione della biodiversità (conservazione e ripristino. L’Hub e i nodi mirano inoltre a quantificare i servizi ecosistemici e realizzare azioni volte alla conservazione e ripristino della biodiversità in tutto il Mediterraneo, a individuare soluzioni tecnologiche innovative per raggiungere i target del Green Deal legati alla capacità di sequestro di carbonio e ai principi dell’economia circolare. Allo stesso tempo, l’infrastruttura contribuirà a formare una nuova classe di ricercatori con competenze multidisciplinari e a rendere l’Italia un nodo di riferimento per lo studio e la conservazione della biodiversità, creando consapevolezza nella società civile riguardo l’importanza di valorizzare la biodiversità.
Sono coinvolti, in qualità di partner, oltre al Cnr: l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi del Molise, l’Università degli Studi della Tuscia, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Pavia, l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, l’Università degli Studi di Sassari, l’Università degli Studi di Salerno, l’Università degli Studi di Siena, l’Università degli Studi di Udine, l’Università degli Studi di Verona, l’Università degli Studi Roma Tre, l’Università del Salento, l’Università di Bologna. l’Università di Genova, l’Università di Padova, l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Torino, Aboca SPA Società Agricola, CINECA, CMCC – Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, CORILA, CREA Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, Dompé farmaceutici S.p.A., ENEA, ENEL, ERSAF – Ente di Ricerca Scientifica ed Alta Formazione, Fondazione CIMA – Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, Fondazione IMC Centro Marino Internazionale ONLUS, Fondazione Ri.MED, FS Sistemi Urbani, HUMANITAS UNIVERSITY, Infrastrutture S.p.A., Innomed srl, Istituto Italiano di Tecnologia, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Novamont S.p.A., Università Campus Bio-Medico di Roma, Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna e Università Cattolica del Sacro Cuore.
IRBIM CNR partecipa al Centro con il contributo di oltre 50 ricercatori e ricercatrici dalle quattro Sedi, con ricerche sulla pesca e l’acquacoltura sostenibili, la microbiologia marina e la biodiversità.